lunedì 17 ottobre 2011

Ottobre 2011: Fare Deserto per Ripartire. A cura di Denis e Cristina

(come nel deserto, in questa serata non si parla a gruppo unico fino alla fine)

Il deserto è un ambiente arido, vuoto ed ostile alla vita, in cui lo spazio sembra dilatarsi all’infinito. E’ il luogo dell’estrema solitudine e della lontananza dalla civiltà, dove la natura emerge in tutto il suo potere, dove l’uomo può solo sentirsi piccolo ed impotente e, nell’abbraccio di questo forzato isolamento, confrontarsi con i propri limiti e le proprie debolezze. Rappresenta il vuoto assoluto privato di ogni influenza civilizzata, esperienza ed idea, una sorta di territorio inesplorato molto vicino all’essenza individuale, all’anima, al centro interiore. Il deserto può essere considerato una potente immagine di introspezione e di crescita, uno spazio simbolico da attraversare o in cui perdersi dove l’unica certezza è quella della propria fragilità. Ma proprio questa solitudine e questo isolamento possono favorire riflessione, meditazione, centratura ed influire sul proprio processo evolutivo.
Gesù dopo aver ricevuto il battesimo sul fiume Giordano da Giovanni Battista, sentì la necessità di ritirarsi per fare il punto e per “verificare” il suo programma; raccogliere le idee e le energie. Siamo abituati a vederlo tentato dal diavolo, ma probabilmente, essendo lui completamente uomo, si è trovato a dibattere con la propria coscienza, con i propri dubbi, le proprie perplessità e paure. Probabilmente si domandava : ma chi me lo fa fare? Ma chi mi dice che questa è la strada giusta? E se poi mi perdo lungo la strada? Queste sono state probabilmente alcune delle tentazioni, ma sono anche alcune delle normali domande che le persone che hanno un po’ di sale in zucca, si pongono lungo il cammino della loro vita. Per porsele e per ascoltare le risposte che salgono dal basso, dal profondo, bisogna però rimanere in silenzio ed in ascolto; isolarsi dal rumore di fondo. Ecco quindi la necessità per Gesù di ritirarsi nel deserto, simile alla nostra necessità di prenderci spazi di riflessione, di silenzio, anche se a volte, ci possono far paura o spaventare vista la nostra scarsa abitudine a frequentarli.
Ivan Nikolaevich Kramskoy (1837, Ostrogoshsk -1887, St. Petersburg),
“Cristo nel deserto”, Olio su tela, The Tretyakov Gallery, Mosca

                          Luca 4,1-13

1 Gesù, pieno di Spirito Santo, ritornò dal Giordano, e fu condotto dallo Spirito nel deserto per quaranta giorni, dove era tentato dal diavolo. 2 Durante quei giorni non mangiò nulla; e quando furono trascorsi, ebbe fame. 3 Il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane». 4 Gesù gli rispose: «Sta scritto: "Non di pane soltanto vivrà l'uomo"».

Quaranta non indica un tempo cronologico, un periodo …, ma è il tempo necessario per il compiersi di un ciclo, di un cambiamento, di una trasformazione, di un passaggio. Quaranta esprime un periodo di tempo, uno spazio, un arco in cui avviene qualcosa. La grande tirannia di cui l’uomo moderno non si accorge, è che gli hanno rubato il tempo. Quanto tempo rimane la sera dopo il lavoro? Quanto tempo per noi? Di quanto tempo libero disponiamo? La domenica è libera, è un tempo di vacanza, di riposo, di distensione … o la realtà è ben diversa? E quando non c’è qualcosa da fare, il tempo è “libero per vivere”? Non c’è più tempo libero per fermarci, per dormire, per riposare, … non c’è più tempo per l’amore di coppia, per le coccole, per la tenerezza, per il contatto profondo dei corpi e di ciò che il corpo custodisce: l’anima ed il divino. Non c’è tempo per pensare, per rendersi conto, per essere felici e per cercare il motivo per cui siamo a questo mondo. La vita è quella cosa che accade mentre noi siamo preoccupati a raggiungerla. Siamo così preoccupati dei figli, dell’educazione, se sono bravi a scuola, … che ci dimentichiamo di guardarli, di ascoltarli, di giocare assieme, di abbracciarli; cerchiamo le vacanze in chissà quale posto e basterebbe donargli un po’ di tempo per giocare sul tappetone. Siamo così intenti nel lavoro e nel fare, che quando ci guardiamo tra marito e moglie non possiamo che strapparci i capelli, rimproverarci e insultarci, tanto siamo nervosi. Siamo così stressati dal lavoro che anche quando siamo a casa, la testa continua a fare, fare, fare.... Ci vuole tempo e comunicazione per “sbollirsi”!


E’ necessario fermarsi!


Nella Bibbia il deserto ha un significato ben chiaro: è l’uscita dall’Egitto (dalla schiavitù) verso (attraverso la riflessione nel deserto) la terra promessa (la libertà). Il deserto rappresenta allora un cammino, un passaggio, un periodo di riflessione per riconoscere le tentazioni a cui ci sottopone la vita ed è necessario per scegliere poi la rotta da seguire, la direzione verso cui puntare assieme a chi ci sta accanto, ai nostri cari, la nostra comunità. Il deserto non è mai una dimora, ma è un processo, un luogo di passaggio, una fase di transito. Vuoi essere libero? Vuoi conoscerti? Vuoi essere protagonista e il comandante della tua vita? Vai nel deserto. Altrimenti noi lasciamo che la barca della nostra vita sia in balia delle onde, di altri poteri, di altre dipendenze. Nel deserto vieni sbattuto di fronte a te stesso, alla tua verità. Questo sei tu! Molti di noi non vogliono fermarsi, non perché non ci sia il tempo, non perché “io non credo a queste cose”, non perché “nessuno ti può dare la soluzione ai tuoi problemi”, ma semplicemente perché è difficile guardarsi per come si è veramente. Il deserto ti mostra nudo, ti spoglia, ti mette a contatto con le tue bugie, con le tue falsità e ipocrisie. Ti spiaccica davanti la tua aggressività, il tuo desiderio di possedere cose e/o persone; ti mostra che sei fragile, bisognoso, umano.
 
Il Vangelo dice che Gesù dopo il deserto andò, predicò, incontrò, si disinteressò del consenso e amò così tanto le persone, da guarirle. L’uomo che supera il deserto è forte e motivato, deciso perché si conosce, ha conosciuto il Dio che c’è dentro di Lui (che chiamiamo Spirito Santo)  ed è pronto a camminare. Per la Bibbia il deserto è anche il luogo del fidanzamento e così anche noi, dopo aver riflettuto nel nostro deserto, saremo pronti a condividerlo con chi ci sta a fianco per ripartire insieme più forti e motivati, più decisi verso il nostro obiettivo, con l’aiuto di Dio tra di noi.


1 commento:

  1. non ho capito..o meglio, certo che ho capito, mi rimane da chiedere come si fa.

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