"Vivere la fede nella vita quotidiana", bello questo titolo, ma difficile da concretizzare. Ancora più difficile renderlo vita vera. Quasi impossibile trovare coerenza nella praticità della nostra giornata.
Domande che sorgono davanti a questo tema:
- Cosa significa vivere la fede nella quotidianità?
- Serve vivere la fede nella nostra vita quotidiana?
- Se si, come si fa?
Non abbiamo risposte a queste domande e non sappiamo se ci siano risposte uniche e/o giuste. Possiamo solo “inventare” un modo per rifletterci su e vedere se possiamo farci aiutare da chi abbiamo a fianco o dalle persone che ci vivono accanto.
Possiamo partire da una canzone provocatoria di Guccini nella quale, secondo noi, manca qualcosa.
Ciò che ci sembra mancare in questa canzone che descrive cose vere, vissute, concrete, condivisibili, … è la gioia, l’amore, la SPERANZA.
In un’altra canzone dei Nomadi, le stesse considerazioni di base lasciano però trasparire la SPERANZA che coincide anche con la FEDE.
Davanti a questi due testi così veri, ma anche così diversi, abbiamo cominciato a riflettere sul senso della presenza della fede nella nostra quotidianità. Abbiamo cominciato a pensare al fatto che il cristiano è tenuto a vivere con SPERANZA la sua giornata. Il cristiano in quanto credente in Cristo , dovrebbe vivere la propria vita senza troppa paura verso il domani e convinto che il più, è già stato fatto e non lo abbiamo fatto noi. La morte è stata sconfitta e di peggio della morte, non può esserci nulla. La consapevolezza profonda che il progetto pensato da Dio è diretto verso il bene e non verrà sconfitto, dovrebbe essere un pensiero rassicurante. L’idea che con la morte niente è finito, ma tutto si realizza in un progetto di amore grandissimo che non siamo nemmeno in grado di immaginare, ma al quale noi stessi un giorno lontano andremo a partecipare unendoci con un enorme Spirito di pace e serenità, dovrebbe rassicurarci davanti alle difficoltà momentanee del quotidiano, perché siamo noi stessi parte già oggi di quel progetto e lo stiamo costruendo insieme a Lui che è già qui, in noi. Per il cristiano quindi ogni giorno è Natale e Pasqua, giorni di speranza e resurrezione, che danno vita malgrado le difficoltà e paure. In qualche modo Lui è lì vicino a noi; fa il tifo per noi e partecipa alle nostre fatiche e alle nostre gioie. Noi cristiani dovremmo provare ogni giorno a pensare di sentirlo lì, seduto in macchina vicino a noi, dentro di noi mentre litighiamo e mentre facciamo l’amore.
La prima comunità cristiana ( Atti 2,46-47 ; 4,33 )
46Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, 47lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. 33Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia.
La letizia, la semplicità di cuore, la simpatia … sono parole che non sempre fanno parte della nostra quotidianità. Il progetto del mondo sembra essere messo lì apposta per complicarci la vita, per rendercela difficile affinché noi non riusciamo a trovare queste parole nella nostra vita; affinché viviamo scoramento, delusione e abbandoniamo la speranza.
E’ qui che diventa difficile per noi trovare la motivazione profonda per decidere ogni giorno di essere propositivi, positivi, di contribuire con il nostro niente, a cambiare le cose o, per lo meno, a non farci convincere che le cose debbano per forza andare male come tanti (televisione, radio, film, canzoni, … ) vorrebbero farci credere. E’ qui che diventa difficile prendere la decisione, ogni giorno, di essere fedeli, di essere onesti, di essere brava gente impegnata per crescere noi stessi ed i nostri figli, in un modo che sia in linea con “l’unità di misura” che ci offre il Vangelo. E’ un compito difficile, arduo, tecnicamente impossibile da realizzare su questa terra. Tuttavia proprio la consapevolezza dell’impresa impari, ci fa gustare meglio il fatto che saremo comunque accettati e perdonati, da un Padre che ci vuole bene, a prescindere dai nostri risultati. Ci ritiene comunque importanti e meritevoli di tutto il Suo amore, malgrado la nostra fragilità. Questo è rassicurante e mette pace nei momenti di estrema confusione.
La nostra “carne” infatti è debole. Ci ammaliamo, siamo fragili ed inclini verso gli istinti che ci guidano da sempre, ma che ci hanno anche portato al livello di sviluppo della razza, che oggi abbiamo raggiunto. Senza questa carne e senza questi istinti noi non saremo noi e non saremo qui. Se esiste uno Spirito dentro di noi, è perché esiste una carne debole e fragile, istintiva e dura, che lo contiene. Questa carne se l’è indossata anche il Signore, e anche questo è profondamente rassicurante. Significa che Lui sa quanto deboli e delicati siamo. Ma Lui ci ha anche arricchito con una spiritualità, che gli altri animali non hanno. Ci ha messo dentro un po’ di sé affinché cominciamo, già da questa vita, a pregustare un po’ di quel “buon sapore” che Lui ci vuole riservare. Il nostro compito, nella vita quotidiana, non è quello di essere Dio o dei martiri, ma di tentare di non essere solo carne, soffocando completamente quello Spirito che abbiamo dentro; di tendere a dargli spazio, almeno quando ci è possibile. Il nostro compito è di “non negare” la presenza di quello Spirito vivendo solo di difficoltà, di istinto e sopravvivenza fisica, ma di “riconoscerlo” costruendo un mondo che possa essere donato agli altri, a chi ci vive accanto, a chi verrà dopo di noi, ai nostri figli.
Secondo noi questo può essere il nostro tentativo di vivere la fede nella nostra quotidianità.
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Dal Vangelo secondo Matteo 6,25-34
25 «Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito? 26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? 27 E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un'ora sola alla durata della sua vita? 28 E perché siete così ansiosi per il vestire? Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; 29 eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro. 30 Ora se Dio veste in questa maniera l'erba dei campi che oggi è, e domani è gettata nel forno, non farà molto di più per voi, o gente di poca fede? 31 Non siate dunque in ansia, dicendo: "Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?" 32 Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. 33 Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. 34 Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno.
E’ la famosa pagina sulla provvidenza. Spesso irrisa da uomini e donne che, pur cristiani, pensano di essere più “concreti” nel preoccuparsi per le cose della vita. Certo l’uomo, a differenza degli uccelli e dei gigli, deve anche lavorare. Il “giardino” è da coltivare oltre che da custodire, come dice il testo della creazione; ma credere che questo dia senso, sapore e salvezza alla vita è da illusi e fa morire la speranza. L’uomo ha bisogno di vero realismo. A che serve tanto pre-occuparsi? Serve a prolungare la vita? O forse invece ad accorciarla? Sano realismo è vivere la vita “sapendo con il cuore” che c’è un Padre che non sempre ci garantisce di salvare la pelle ma sempre ci salva la vita con il suo amore. Spesso invece siamo carichi di preoccupazioni perché convinti di dover fare tutto noi: salvare noi stessi, cambiare l’altro, guidare i figli, organizzare le cose, ecc… E’ poi vero che le nostre preoccupazioni cambiano le cose?
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Canzone Della Vita Quotidiana (Francesco Guccini)
Inizia presto all' alba o tardi al pomeriggio,
ma in questo non c'è alcuna differenza,
le ore che hai davanti son le stesse, son tante,
stesso coraggio chiede l' esistenza..
La vita quotidiana ti ha visto e già succhiato
come il caffè che bevi appena alzato
e l' acqua fredda in faccia cancella già i tuoi sogni
e col bisogno annega la speranza
e mentre la dolcezza del sonno si allontana,
inizia la tua vita quotidiana...
E subito ti affanni in cose in cui non credi,
la testa piena di vacanze ed ozio
e non sono peggiori i mali dei rimedi,
la malattia è la noia del lavoro:
fatiche senza scopo, furiose e vane corse,
angosce senza un forse, senza un dopo,
un giorno dopo l' altro il tuo deserto annuale,
con le oasi in ferragosto e per Natale,
ma anno dopo anno, li conti e sono tanti
quei giorni nella vita che hai davanti..
Ipocrisie leggere, rabbie da poco prezzo,
risposte argute date sempre tardi,
saluti caldi d' ansia, di noia o di disprezzo
o senza che s' incrocino gli sguardi,
le usate confidenze di malattie o di sesso
dove ciascuno ascolta sol se stesso:
finzioni naturali in cui ci adoperiamo
per non sembrar di esser quel che siamo.
Consolati pensando che inizia e già è finita
questa che tutti i giorni è la tua vita...
Amori disperati, amori fatti in fretta,
consumati per rabbia o per dovere
che spengono in stanchezza con una sigaretta
i desideri nati in tante sere,
amori fatti in furia, ridicolo contrasto,
dopo quei film di fasto e di lussuria,
rivincita notturna dove, per esser vero,
l' uno tradisce l' altro col pensiero:
son questi che tu vedi, che vivi e che hai d' attorno
gli amori della vita d' ogni giorno...
Le tue paure assidue, le gioie solitarie,
i drammi che commuovon te soltanto,
le soluzioni ambigue, i compromessi vari,
glorie vantate poi di tanto in tanto,
i piccoli malanni sempre più numerosi,
più dolorosi col passar degli anni,
la lotta vuota e vana, patetico tentare
di rimandare un poco la vecchiaia...
E poi ti trovi vecchio e ancor non hai capito
che la vita quotidiana ti ha tradito...
===============
Dio è morto (Francesco Guccini)
Ho visto
la gente della mia età andare via
lungo le strade che non portano mai a niente,
cercare il sogno che conduce alla pazzia
nella ricerca di qualcosa che non trovano
nel mondo che hanno già, dentro alle notti che dal vino son bagnate,
dentro alle stanze da pastiglie trasformate,
lungo alle nuvole di fumo del mondo fatto di città,
essere contro ad ingoiare la nostra stanca civiltà
e un dio che è morto,
ai bordi delle strade dio è morto,
nelle auto prese a rate dio è morto,
nei miti dell' estate dio è morto...
Mi han detto
che questa mia generazione ormai non crede
in ciò che spesso han mascherato con la fede,
nei miti eterni della patria o dell' eroe
perchè è venuto ormai il momento di negare
tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura,
una politica che è solo far carriera,
il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto,
l' ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto
e un dio che è morto,
nei campi di sterminio dio è morto,
coi miti della razza dio è morto
con gli odi di partito dio è morto...
Ma penso
che questa mia generazione è preparata
a un mondo nuovo e a una speranza appena nata,
ad un futuro che ha già in mano,
a una rivolta senza armi,
perchè noi tutti ormai sappiamo
che se dio muore è per tre giorni e poi risorge,
in ciò che noi crediamo dio è risorto,
in ciò che noi vogliamo dio è risorto,
nel mondo che faremo dio è risorto...
===============
Domande
Ama la vita così com'è
Amala pienamente, senza pretese;
amala quando ti amano o quando ti odiano,
amala quando nessuno ti capisce,
o quando tutti ti comprendono.
Amala quando tutti ti abbandonano,
o quando ti esaltano come un re.
Amala quando ti rubano tutto,
o quando te lo regalano.
Amala quando ha senso
o quando sembra non averlo nemmeno un po’.
Amala nella piena felicità,
o nella solitudine assoluta.
Amala quando sei forte,
o quando ti senti debole.
Amala quando hai paura,
o quando hai una montagna di coraggio.
Amala non soltanto per i grandi piaceri
e le enormi soddisfazioni;
amala anche per le piccolissime gioie.
Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe,
amala anche se non è come la vorresti.
Amala ogni volta che nasci
ed ogni volta che stai per morire.
Ma non amare mai senza amore.
Non vivere mai senza vita!
Domande che sorgono davanti a questo tema:
- Cosa significa vivere la fede nella quotidianità?
- Serve vivere la fede nella nostra vita quotidiana?
- Se si, come si fa?
Non abbiamo risposte a queste domande e non sappiamo se ci siano risposte uniche e/o giuste. Possiamo solo “inventare” un modo per rifletterci su e vedere se possiamo farci aiutare da chi abbiamo a fianco o dalle persone che ci vivono accanto.
Possiamo partire da una canzone provocatoria di Guccini nella quale, secondo noi, manca qualcosa.
Ciò che ci sembra mancare in questa canzone che descrive cose vere, vissute, concrete, condivisibili, … è la gioia, l’amore, la SPERANZA.
In un’altra canzone dei Nomadi, le stesse considerazioni di base lasciano però trasparire la SPERANZA che coincide anche con la FEDE.
Davanti a questi due testi così veri, ma anche così diversi, abbiamo cominciato a riflettere sul senso della presenza della fede nella nostra quotidianità. Abbiamo cominciato a pensare al fatto che il cristiano è tenuto a vivere con SPERANZA la sua giornata. Il cristiano in quanto credente in Cristo , dovrebbe vivere la propria vita senza troppa paura verso il domani e convinto che il più, è già stato fatto e non lo abbiamo fatto noi. La morte è stata sconfitta e di peggio della morte, non può esserci nulla. La consapevolezza profonda che il progetto pensato da Dio è diretto verso il bene e non verrà sconfitto, dovrebbe essere un pensiero rassicurante. L’idea che con la morte niente è finito, ma tutto si realizza in un progetto di amore grandissimo che non siamo nemmeno in grado di immaginare, ma al quale noi stessi un giorno lontano andremo a partecipare unendoci con un enorme Spirito di pace e serenità, dovrebbe rassicurarci davanti alle difficoltà momentanee del quotidiano, perché siamo noi stessi parte già oggi di quel progetto e lo stiamo costruendo insieme a Lui che è già qui, in noi. Per il cristiano quindi ogni giorno è Natale e Pasqua, giorni di speranza e resurrezione, che danno vita malgrado le difficoltà e paure. In qualche modo Lui è lì vicino a noi; fa il tifo per noi e partecipa alle nostre fatiche e alle nostre gioie. Noi cristiani dovremmo provare ogni giorno a pensare di sentirlo lì, seduto in macchina vicino a noi, dentro di noi mentre litighiamo e mentre facciamo l’amore.
La prima comunità cristiana ( Atti 2,46-47 ; 4,33 )
46Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, 47lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. 33Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia.
La letizia, la semplicità di cuore, la simpatia … sono parole che non sempre fanno parte della nostra quotidianità. Il progetto del mondo sembra essere messo lì apposta per complicarci la vita, per rendercela difficile affinché noi non riusciamo a trovare queste parole nella nostra vita; affinché viviamo scoramento, delusione e abbandoniamo la speranza.
E’ qui che diventa difficile per noi trovare la motivazione profonda per decidere ogni giorno di essere propositivi, positivi, di contribuire con il nostro niente, a cambiare le cose o, per lo meno, a non farci convincere che le cose debbano per forza andare male come tanti (televisione, radio, film, canzoni, … ) vorrebbero farci credere. E’ qui che diventa difficile prendere la decisione, ogni giorno, di essere fedeli, di essere onesti, di essere brava gente impegnata per crescere noi stessi ed i nostri figli, in un modo che sia in linea con “l’unità di misura” che ci offre il Vangelo. E’ un compito difficile, arduo, tecnicamente impossibile da realizzare su questa terra. Tuttavia proprio la consapevolezza dell’impresa impari, ci fa gustare meglio il fatto che saremo comunque accettati e perdonati, da un Padre che ci vuole bene, a prescindere dai nostri risultati. Ci ritiene comunque importanti e meritevoli di tutto il Suo amore, malgrado la nostra fragilità. Questo è rassicurante e mette pace nei momenti di estrema confusione.
La nostra “carne” infatti è debole. Ci ammaliamo, siamo fragili ed inclini verso gli istinti che ci guidano da sempre, ma che ci hanno anche portato al livello di sviluppo della razza, che oggi abbiamo raggiunto. Senza questa carne e senza questi istinti noi non saremo noi e non saremo qui. Se esiste uno Spirito dentro di noi, è perché esiste una carne debole e fragile, istintiva e dura, che lo contiene. Questa carne se l’è indossata anche il Signore, e anche questo è profondamente rassicurante. Significa che Lui sa quanto deboli e delicati siamo. Ma Lui ci ha anche arricchito con una spiritualità, che gli altri animali non hanno. Ci ha messo dentro un po’ di sé affinché cominciamo, già da questa vita, a pregustare un po’ di quel “buon sapore” che Lui ci vuole riservare. Il nostro compito, nella vita quotidiana, non è quello di essere Dio o dei martiri, ma di tentare di non essere solo carne, soffocando completamente quello Spirito che abbiamo dentro; di tendere a dargli spazio, almeno quando ci è possibile. Il nostro compito è di “non negare” la presenza di quello Spirito vivendo solo di difficoltà, di istinto e sopravvivenza fisica, ma di “riconoscerlo” costruendo un mondo che possa essere donato agli altri, a chi ci vive accanto, a chi verrà dopo di noi, ai nostri figli.
Secondo noi questo può essere il nostro tentativo di vivere la fede nella nostra quotidianità.
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Dal Vangelo secondo Matteo 6,25-34
25 «Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito? 26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? 27 E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un'ora sola alla durata della sua vita? 28 E perché siete così ansiosi per il vestire? Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; 29 eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro. 30 Ora se Dio veste in questa maniera l'erba dei campi che oggi è, e domani è gettata nel forno, non farà molto di più per voi, o gente di poca fede? 31 Non siate dunque in ansia, dicendo: "Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?" 32 Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. 33 Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. 34 Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno.
E’ la famosa pagina sulla provvidenza. Spesso irrisa da uomini e donne che, pur cristiani, pensano di essere più “concreti” nel preoccuparsi per le cose della vita. Certo l’uomo, a differenza degli uccelli e dei gigli, deve anche lavorare. Il “giardino” è da coltivare oltre che da custodire, come dice il testo della creazione; ma credere che questo dia senso, sapore e salvezza alla vita è da illusi e fa morire la speranza. L’uomo ha bisogno di vero realismo. A che serve tanto pre-occuparsi? Serve a prolungare la vita? O forse invece ad accorciarla? Sano realismo è vivere la vita “sapendo con il cuore” che c’è un Padre che non sempre ci garantisce di salvare la pelle ma sempre ci salva la vita con il suo amore. Spesso invece siamo carichi di preoccupazioni perché convinti di dover fare tutto noi: salvare noi stessi, cambiare l’altro, guidare i figli, organizzare le cose, ecc… E’ poi vero che le nostre preoccupazioni cambiano le cose?
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Canzone Della Vita Quotidiana (Francesco Guccini)
Inizia presto all' alba o tardi al pomeriggio,
ma in questo non c'è alcuna differenza,
le ore che hai davanti son le stesse, son tante,
stesso coraggio chiede l' esistenza..
La vita quotidiana ti ha visto e già succhiato
come il caffè che bevi appena alzato
e l' acqua fredda in faccia cancella già i tuoi sogni
e col bisogno annega la speranza
e mentre la dolcezza del sonno si allontana,
inizia la tua vita quotidiana...
E subito ti affanni in cose in cui non credi,
la testa piena di vacanze ed ozio
e non sono peggiori i mali dei rimedi,
la malattia è la noia del lavoro:
fatiche senza scopo, furiose e vane corse,
angosce senza un forse, senza un dopo,
un giorno dopo l' altro il tuo deserto annuale,
con le oasi in ferragosto e per Natale,
ma anno dopo anno, li conti e sono tanti
quei giorni nella vita che hai davanti..
Ipocrisie leggere, rabbie da poco prezzo,
risposte argute date sempre tardi,
saluti caldi d' ansia, di noia o di disprezzo
o senza che s' incrocino gli sguardi,
le usate confidenze di malattie o di sesso
dove ciascuno ascolta sol se stesso:
finzioni naturali in cui ci adoperiamo
per non sembrar di esser quel che siamo.
Consolati pensando che inizia e già è finita
questa che tutti i giorni è la tua vita...
Amori disperati, amori fatti in fretta,
consumati per rabbia o per dovere
che spengono in stanchezza con una sigaretta
i desideri nati in tante sere,
amori fatti in furia, ridicolo contrasto,
dopo quei film di fasto e di lussuria,
rivincita notturna dove, per esser vero,
l' uno tradisce l' altro col pensiero:
son questi che tu vedi, che vivi e che hai d' attorno
gli amori della vita d' ogni giorno...
Le tue paure assidue, le gioie solitarie,
i drammi che commuovon te soltanto,
le soluzioni ambigue, i compromessi vari,
glorie vantate poi di tanto in tanto,
i piccoli malanni sempre più numerosi,
più dolorosi col passar degli anni,
la lotta vuota e vana, patetico tentare
di rimandare un poco la vecchiaia...
E poi ti trovi vecchio e ancor non hai capito
che la vita quotidiana ti ha tradito...
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Dio è morto (Francesco Guccini)
Ho visto
la gente della mia età andare via
lungo le strade che non portano mai a niente,
cercare il sogno che conduce alla pazzia
nella ricerca di qualcosa che non trovano
nel mondo che hanno già, dentro alle notti che dal vino son bagnate,
dentro alle stanze da pastiglie trasformate,
lungo alle nuvole di fumo del mondo fatto di città,
essere contro ad ingoiare la nostra stanca civiltà
e un dio che è morto,
ai bordi delle strade dio è morto,
nelle auto prese a rate dio è morto,
nei miti dell' estate dio è morto...
Mi han detto
che questa mia generazione ormai non crede
in ciò che spesso han mascherato con la fede,
nei miti eterni della patria o dell' eroe
perchè è venuto ormai il momento di negare
tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura,
una politica che è solo far carriera,
il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto,
l' ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto
e un dio che è morto,
nei campi di sterminio dio è morto,
coi miti della razza dio è morto
con gli odi di partito dio è morto...
Ma penso
che questa mia generazione è preparata
a un mondo nuovo e a una speranza appena nata,
ad un futuro che ha già in mano,
a una rivolta senza armi,
perchè noi tutti ormai sappiamo
che se dio muore è per tre giorni e poi risorge,
in ciò che noi crediamo dio è risorto,
in ciò che noi vogliamo dio è risorto,
nel mondo che faremo dio è risorto...
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Domande
- Che cosa provo pensando al tema di questa serata?
- Riesco a “vedere la Fede” nella mia e nostra quotidianità? A volte ci penso? Te ne ho parlato
- Pensando ad un momento di preghiera nostro, cosa provo? Quali le difficoltà, le paure o le gioie?
- Riesco a comunicarti gli aspetti positivi che ci sono nella nostra vita, per proteggerci da tutte le notizie negative che ci circondano?
- Penso che anche questo possa essere un modo di vivere la Fede oppure no?
Ama la vita così com'è
Amala pienamente, senza pretese;
amala quando ti amano o quando ti odiano,
amala quando nessuno ti capisce,
o quando tutti ti comprendono.
Amala quando tutti ti abbandonano,
o quando ti esaltano come un re.
Amala quando ti rubano tutto,
o quando te lo regalano.
Amala quando ha senso
o quando sembra non averlo nemmeno un po’.
Amala nella piena felicità,
o nella solitudine assoluta.
Amala quando sei forte,
o quando ti senti debole.
Amala quando hai paura,
o quando hai una montagna di coraggio.
Amala non soltanto per i grandi piaceri
e le enormi soddisfazioni;
amala anche per le piccolissime gioie.
Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe,
amala anche se non è come la vorresti.
Amala ogni volta che nasci
ed ogni volta che stai per morire.
Ma non amare mai senza amore.
Non vivere mai senza vita!
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