Incontri e discussioni sulle tematiche della Famiglia - Parrocchia di Palmanova (UD)
venerdì 4 marzo 2011
Marzo 2011: “I figli crescono, le mamme imbiancano” a cura di Adina e Tiziano
I FIGLI CRESCONO, LE MAMME IMBIANCANO
La famiglia è un mondo in movimento che cresce giorno dopo giorno e che giorno dopo giorno ci fa crescere. Non si è mai famiglia una volta per tutte, ogni giorno ci si adegua, ci si aggiusta, ci si misura, ci si confronta e si cambia. Intorno alla coppia innamorata, felice, carica di aspettative che ne forma il nucleo, si tessono, nel tempo, tutta una serie di relazioni che vedono i figli al centro, iniziando dalla loro attesa, il loro arrivo, la loro crescita, le malattie, i problemi, la scuola, i parenti, gli amici, la Prima Comunione, le attività del tempo libero, ecc…E gli anni procedono veloci e ritmati dall’apertura e dalla chiusura delle scuole, dai saggi di fine anno, dalle pagelle, dalle vacanze tutti insieme al mare... Poi all’improvviso, senza neppure troppe avvisaglie, i figli sono cresciuti. Ad un certo punto della vita di coppia i figli raggiungono un’età in cui entrano ed escono dalla famiglia. La frequenza dell’università o l’impegno lavorativo, li portano a vivere molta parte della giornata fuori casa e alcune volte anche molti giorni della settimana. Il rientro in famiglia di norma è breve e, nel caso abitassero fuori per motivi di studio, il rientro può essere anche dilazionato nel tempo. E per i genitori, che per anni hanno trottato allegri e felici al loro fianco come instancabili segugi, sempre pronti, fedeli e sul punto di buttare la pasta? Per i genitori si spalanca un tempo diverso, un tempo nuovo. La coppia genitoriale va verso i 50 anni, non ha più il controllo dello spazio e del tempo dei figli, mentre si ritrova ad avere molto tempo da passare uno accanto all’altra. Il clima della relazione e psicoaffettivo si è modificato. Tante abitudini e rituali, che per anni con la presenza dei figli hanno caratterizzato la vita di coppia, sono modificati. La coppia ora ha tanto tempo da dedicarsi per parlare, aiutarsi e anche scontrarsi, senza gli impegni-cuscinetto dei figli che occupavano i loro pensieri e le loro giornate. Settembre passa e nessuno riprende la scuola, nessun tour de force presso le librerie per i libri di testo, nessuna polemica sulla formazione delle classi, nessuna lagnanza per i professori toccati in sorte. La sveglia però rimane puntata sulle sette, anche se non c’è più nessuno che prende l’autobus al volo, la brioche in piedi o che dimentica il diario a casa. Dalla mattina alla sera, come in un battibaleno, quindici anni sono passati, senza che ci si possa rendere conto. Anni che sembrava potessero durare per sempre. Quanti figli sono passati, in questa esperienza per volare verso il loro futuro! E quante stanzette sono vuote, aspettando il loro ritorno per qualche giorno o con tanti peluche da spolverare! Certo gli affetti sono rimasti, come pure le preoccupazioni per questi futuri appena intrapresi, ma la presenza, le piccole abitudini, il cesto della biancheria straripante, il tema centrale dei discorsi tra marito e moglie, non ci sono più. Quel tempo che una volta si invocava per sé stessi, che sempre mancava e che era divenuto poco più di un irraggiungibile miraggio, ora improvvisamente si spalanca davanti e i due si trovano di fronte ad avere il tempo propizio per fare cose desiderate, ma in precedenza ritenute impossibili per le varie circostanze della vita. Le mille e un’ esigenza del quotidiano erano l’abitudine a non avere mai tempo l’uno per l’altra. I pigri indugi della domenica mattina a letto, il lusso di una cena fuori, la gratuità di una serata al cinema, sono momenti dimenticati nella strada del tempo dietro ai figli di cui, forse, si è perso persino l’esigenza. Così come, forse, per anni ci si è dimenticati di guardarsi l’uno negli occhi dell’altra, per cercarvi la complice intesa che aveva innescato tutta la storia d’amore. E si rimane nuovamente in due, così come all’inizio si era partiti. Certamente circondati da un corollario di persone, di affetti, di relazioni, ma sostanzialmente, nelle quattro mura, si resta di nuovo in due. Che fare di questa relazione? La domanda non è obsoleta. Molti sono i matrimoni che dopo venti- venticinque anni, si sfasciano. Attraversate tutte le tappe descritte sopra, alla fine la valutazione risulta negativa. La capacità di stare insieme si è persa per strada. Il collante dei figli non c’è più e allora succede che il matrimonio fatica a stare in piedi e la decisione finale è quella di andare ciascuno per la sua strada. Una strada nuova. Una strada tutta da inventare da soli. Dopo una vita di regole e inevitabili sacrifici, è come se si spalancassero all’improvviso le porte su un dirupo, un salto nel vuoto che ha le sue paure, i suoi vuoti e che può dividere la coppia perché nel tempo, presi dai figli e dal pensiero fisso su di loro, la coppia stessa si è persa di vista. Quando i figli iniziano a vivere la loro vita, staccandosi e rendendosi indipendenti dalla famiglia, svuotano il nido familiare e la famiglia stessa può vivere la “sindrome del nido vuoto”. Purtroppo non sempre è facile crescere i figli come nel regno animale dove, la legge del distacco avviene naturalmente, senza problemi. A volte, e succede più spesso alle madri che in tutti quegli anni hanno seguito ogni situazione dei figli, il distacco si confonde con abbandono, c’è la grande sofferenza del “nido vuoto” e quel cordone ombelicale invisibile, che lega le madri ai figli, crea tanta sofferenza nel reciderlo definitivamente. C’è sempre la paura, infondata, che sia una perdita piuttosto che una crescita. Ma la coppia dov’era in tutti quegli anni in cui i figli erano piccoli? Affinché il “nido vuoto” non svuoti la coppia, occorre che i due siano ulteriormente disponibili ai cambiamenti che, inevitabilmente, il “tempo nuovo” presenta. Un futuro nuovo si spalanca davanti e il ri-approfondimento della coniugalità facilita il “nuovo compito” genitoriale e il nuovo “essere coppia”. Il legame dei genitori continua ad essere il modello positivo o negativo per i figli che, anche in questa età, necessitano di vedere i proprio genitori che si vogliono bene, che hanno fiducia in loro, che affrontano con entusiasmo e realismo la nuova vita e che assieme ricercano il bene dei figli, senza sostituirsi e senza far pesare su di loro la “sindrome del nido vuoto”.
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TUTTE LE MAMME (Gino Latilla)
Donne ! Donne ! Donne ! Che l'amore trasformerà.
Mamme ! Mamme ! Mamme ! Questo è il dono che Dio vi fa.
Tra batuffoli e fasce mille sogni nel cuor.
Per un bimbo che nasce quante gioie e dolor.
Mamme ! Mamme ! Mamme ! Quante pene l'amor vi da.
Ieri, oggi, sempre, per voi mamme non c'è pietà.
Ogni vostro bambino, quando un uomo sarà,
verso il proprio destino, senza voi se ne andrà !
Son tutte belle le mamme del mondo
quando un bambino si stringono al cuor.
Son le bellezze di un bene profondo
fatto di sogni, rinunce ed amor.
È tanto bello quel volto di donna
che veglia un bimbo e riposo non ha;
sembra l'immagine d'una Madonna,
sembra l'immagine della bontà.
E gli anni passano, i bimbi crescono,
le mamme imbiancano; ma non sfiorirà la loro beltà !
Son tutte belle le mamme del mondo
grandi tesori di luce e bontà,
che custodiscono un bene profondo,
il più sincero dell'umanità.
Son tutte belle le mamme del mondo ma,
sopra tutte, più bella tu sei;
tu, che m'hai dato il tuo bene profondo
e sei la Mamma dei bimbi miei.
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Dal Vangelo di Matteo 12,46-50
46 Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. 47 Qualcuno gli disse: « Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti ». 48 Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: « Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? ». 49 Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: « Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; 50 perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre ».
L'incontro con la famiglia di Gesù è uno degli episodi più emblematici della vita del Signore. Mentre il Maestro si trova, come al solito, in mezzo alla gente insegnando e compiendo segni, ecco che si avvicina a lui una persona che lo informa del fatto che lì vicino c'è sua madre con i suoi parenti e vorrebbero incontrarlo, parlargli. La risposta che da Gesù è quasi sconcertante, sembra quasi che voglia rifiutarsi di incontrarli, quasi che ormai li avesse dimenticati. E mentre sembrerebbe pronto ad ignorarli, in realtà il Signore sta mettendo in risalto qualcosa di ben più importante: per essere "parenti" di Gesù è necessario dimenticare ogni legame terreno, anche quelli di sangue, anche quelli più profondi e seguire la strada che conduce a Dio che è tracciata dalla sua volontà e dalla Parola. Maria è andata a cercare il figlio, come una qualunque altra madre desidera poterlo vedere, magari abbracciarlo scambiando con lui qualche parola. Il desiderio della madre è un desiderio più che lecito, un diritto che viene dalla sua maternità, dal fatto di averlo partorito. Anche Gesù ama profondamente sua madre, sa quanto grande sia il suo cuore e il suo abbandono alla volontà di Dio, eppure prima di ogni altra cosa, prima di ogni sentimento e legame umano, il Signore ci chiama a sentire e a cercare il legame con Dio, ci chiama a fare una scelta forse anche dolorosa, ma elevata: la scelta di abbandonare il mondo per trovare il regno, di staccarsi da questa vita per entrare nella vera vita eterna, nella grazia del Padre, nella comunione con lui.
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1) In questi anni sono (siamo) riusciti a considerare i nostri figli come “entità” indipendente, autonoma e comunque destinata ad un futuro distinto dal nostro?
2) Nello scorrere delle emergenze quotidiane, sono riuscito a porre a volte come prioritario il rapporto con te per alimentarlo in quanto origine e fine della nostra storia? Come?
3) Come vivo (viviamo) i brevi momenti di distacco, autonomia dei nostri figli (inizio asilo, scuola, campi estivi, invernali, ecc.)? Te l'ho comunicato?
4) Quando parliamo delle nostre vite, dei nostri progetti, quando ci troviamo a fare il punto su cosa è successo fino ad oggi e alla strada che abbiamo fatto, cosa provo pensando al nostro rapporto con i nostri figli adulti o comunque che stanno crescendo? Quali sono le speranze? Quali le paure? Ti ho condiviso tutto questo?
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PREGHIERE ALLA VERGINE MARIA RIPERCORRENDO LA SUA VITA DI MADRE DI FAMIGLIA
L'ADOLESCENZA DEL FIGLIO
I figli crescono. Anche il tuo Gesù cresceva.
I tanti perché dell'infanzia diminuivano.
Cominciava a pensare e tu pensavi con lui.
Quanti momenti, in silenzio, saranno passati, guardandovi solo negli occhi!
Lo ammiravi nelle sue fattezze di bimbo che scomparivano.
Lo sentivi più grande tra le tue braccia.
Contemplavi la grandezza di Dio nascosta in quel ragazzo che sembrava prendere coscienza del mondo da lui creato.
Cresceva in sapienza, quella sapienza che Dio aveva infuso in te, insieme alla Grazia.
Giorno per giorno la trasmettevi a Lui esternamente.
Correvano i giorni, correvano gli anni, non facevi a tempo a seguire quel corpo preso da te che si perfezionava come uomo tra gli uomini.
Il tuo affetto non diminuiva. L'affetto di una mamma non tramonta mai.
La vocina di bimbo, diventava Parola.
Nella famiglia cresceva, emergeva, tra la tua e quella di Giuseppe e in te aumentava il silenzio, incantata.
O Maria, madre di famiglia, facci essere ammirati dei figli che crescono!
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