Come forse molti di voi amici sanno, da diversi anni collaboriamo direttamente con una associazione che si occupa di affido familiare. Non abbiamo (ancora?) preso la decisione di impegnarci direttamente coinvolgendo la nostra famiglia in percorsi di affido, ma seguendo le attività dell’associazione a sostegno delle famiglie affidatarie ci troviamo a sentire molte storie di bambini e ragazzi che provengono da situazioni familiari che definire “difficili” è davvero poco; al confronto le difficoltà quotidiane che ognuno di noi, come coppia e come famiglia, si trova ad affrontare assumono davvero una dimensione diversa da quella “assoluta” che tenderemmo ad attribuire. Ci è capitato di spiegare a Chiara (e in una occasione a tutti i bambini della scuola primaria di Palmanova) il significato dell’affido, e ci siamo limitati a spiegare che ci sono delle famiglie che accolgono per un periodo di tempo dei bambini meno fortunati di loro le cui famiglie stanno attraversando un periodo di difficoltà. Ci chiediamo a volte se questa spiegazione può risultare comprensibile a chi, come le nostre bambine, vive una situazione familiare “felice”, o se rimangano concetti un po’ astratti, come quando si spiega cosa significhi donare i vestiti usati alle famiglie povere (ma il vero concetto di povertà difficilmente è da loro ben compreso).
D’altra parte, le nostre bambine vivono quotidianamente la testimonianza di amiche e amici le cui famiglie hanno attraversato o stanno vivendo situazioni di separazione/divorzio e si trovano a vivere tutto ciò che tali situazioni comportano: genitori che hanno “un nuovo fidanzato”, trascorrere la settimana con la mamma e il week-end con il papà, etc. Da un lato questo rende un po’ più semplice affrontare il tema delle diverse forme di famiglia che la società odierna presenta (ai loro occhi non si tratta di un discorso teorico, ma di esperienze che, pur non vissute direttamente, vedono da vicino attraverso i loro amici). Dall’altro rende un po’ più difficile proporre il valore della “famiglia tradizionale” messa sempre più alle strette da modelli alternativi (convivenza, coppie di fatto, coppie omosessuali, famiglie allargate, etc.): non si tratta di voler mettere sotto una luce negativa tali altre esperienze, ma di proporre positivamente un modello che nella nostra esperienza costituisce la via per il compimento della nostra vita di coppia, e lo strumento per la loro crescita ed educazione. Risulta, infatti, fondamentale per noi il tentativo di trasmettere alle nostre figlie questo modello positivo di riferimento, anche per “contrastare” un certo relativismo attualmente molto in voga per cui va bene tutto e il contrario di tutto, e i ragazzi perdono qualsiasi saldo punto di riferimento: crescendo avranno modo di sviluppare le proprie idee e di fare le proprie esperienze, ma sta a noi proporre loro ciò in cui crediamo e che riteniamo possa essere di guida nella loro crescita.
Oltre a tali esperienze raccontate ma riferite a persone a noi vicine, i nostri figli (e noi prima di loro) si trovano comunque ad incontrare (ad esempio attraverso cinema o televisione) storie in cui la famiglia è “diversa” rispetto a quella che loro vivono direttamente. Anche in questi casi si propone la dialettica tra la maggiore facilità di poter parlare di situazioni che loro hanno comunque visto, e la difficoltà insita nel fatto che tali situazioni appaiono sempre di più ai loro occhi come casi possibili e tutto sommato normali. Citiamo anche con l’aiuto di qualche foto (ed anche per alleggerire e riportare anche noi ai ricordi di qualche anno fa) alcune di queste situazioni:
In generale tutte le famiglie Disney hanno qualche peculiarità: o manca del tutto la madre (La Sirenetta, Pocahontas – che però sente lo spirito della madre nel vento, etc.), o il padre (Bambi che lo trova solo alla fine del film, Gli Aristogatti con i gattini che crescono con la madre e nulla si sa del padre e poi compare un pretendente che si unisce alla famiglia, Dumbo viene consegnato alla madre dalla cicogna e del padre non c’è traccia), o si ha la perdita di uno o entrambi i genitori all’inizio o nel corso della storia (Nemo, Cenerentola, Biancaneve, il re leone, etc.) o padri e madri non ci sono proprio mai (Qui, Quo, Qua e zio Paperino + zio Paperone, etc.).
Ci sono diversi cartoni animati in cui i protagonisti, a seguito di abbandoni o lutti, crescono in affido a parenti o altre famiglie: Heidi (in affido alla zia e poi al nonno), Bloom delle Winx (che sa che i suoi genitori terrestri l’hanno cresciuta ma è alla ricerca della verità sui suoi veri genitori), Semola/Re Artù de La spada nella roccia, la gabbianella allevata da una comunità di gatti, …
Altre famiglie con vicende di affido/adozione si trovano in telefilm “dei nostri tempi” quali Arnold (che con il fratello Willis vivono in una famiglia di ricchi bianchi, in cui peraltro manca la madre), Tre nipoti e un maggiordomo, e probabilmente anche molti altri (ad esempio in Hazzard si ha una situazione simile a quella dei cartoni Disney, con i tre cugini Bo, Luke e Daisy Luke che vivono con il loro zio Jessie … i tre sono tutti cugini tra di loro e nulla si sa dei rispettivi genitori).
Nel film Una notte al museo, il protagonista è separato e suo figlio vive con la madre (tranne che in alcuni giorni della settimana); madre che sta vivendo una nuova relazione con un uomo di successo e il figlio continuamente fa il paragone con il proprio padre che, fino allo svolgimento positivo della fine del film, risulta come “perdente”.
L’apoteosi si ha con Mamma mia! In cui la protagonista cerca di scoprire chi sia il vero padre dei tre amanti di gioventù della madre, e alla fine del film si accetta la situazione in cui sostanzialmente ognuno è padre per un terzo. Questo film illustra molto bene la “normalità” che simili situazioni assumono agli occhi dei nostri bambini: Chiara non ha eccepito niente sulla bizzarria della situazione e si riferisce a ognuno dei tre protagonisti maschili della vicenda come “il papà biondo” o “il papà americano” di . Peraltro verso la fine del film uno dei tre padri scopre la propria natura omosessuale e trova attraverso questa scoperta il proprio equilibrio.
D’altra parte in diversi dei cartoni animati che vengono attualmente proposti vi sono delle famiglie che, per quanto strampalate, sono costituite da padre, madre e figli: Dexter, i Simpson, … e anche molti telefilm propongono situazioni familiari che, pur con le difficoltà quotidiane di tutti, propongono/proponevano un modello positivo di famiglia tradizionale (es. i Robinson, la famiglia Bredford, la casa nella prateria, Happy Days, …)
Nel chiudere queste riflessioni e portarci verso la lettura dei testi sacri che abbiamo scelto, non sia visto come “blasfemo” includere nella carrellata di situazioni familiari atipiche, in qualche modo difficili da spiegare ai nostri figli, la stessa Sacra Famiglia, in cui San Giuseppe costituisce una figura di padre putativo, la Madre è vergine (ma per fortuna al momento questo costituisce un elemento che ancora non necessita di spiegazioni) e il Padre è un’entità Misteriosa (nel senso teologico di Mistero come modalità con cui ci si riferisce a Dio) la cui relazione con il Figlio riesce di non semplice spiegazione anche per noi adulti nell’ulteriore Mistero della Santa Trinità (il che introdurrebbe anche lo Spirito Santo ma andremmo a complicare ulteriormente la situazione …).
=======================================
Dal Vangelo secondo Luca 2, 41-52
41I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; 43ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". 49Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". 50Ma essi non compresero le sue parole.
51Partì dunque con loro e tornò a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
D’altra parte, le nostre bambine vivono quotidianamente la testimonianza di amiche e amici le cui famiglie hanno attraversato o stanno vivendo situazioni di separazione/divorzio e si trovano a vivere tutto ciò che tali situazioni comportano: genitori che hanno “un nuovo fidanzato”, trascorrere la settimana con la mamma e il week-end con il papà, etc. Da un lato questo rende un po’ più semplice affrontare il tema delle diverse forme di famiglia che la società odierna presenta (ai loro occhi non si tratta di un discorso teorico, ma di esperienze che, pur non vissute direttamente, vedono da vicino attraverso i loro amici). Dall’altro rende un po’ più difficile proporre il valore della “famiglia tradizionale” messa sempre più alle strette da modelli alternativi (convivenza, coppie di fatto, coppie omosessuali, famiglie allargate, etc.): non si tratta di voler mettere sotto una luce negativa tali altre esperienze, ma di proporre positivamente un modello che nella nostra esperienza costituisce la via per il compimento della nostra vita di coppia, e lo strumento per la loro crescita ed educazione. Risulta, infatti, fondamentale per noi il tentativo di trasmettere alle nostre figlie questo modello positivo di riferimento, anche per “contrastare” un certo relativismo attualmente molto in voga per cui va bene tutto e il contrario di tutto, e i ragazzi perdono qualsiasi saldo punto di riferimento: crescendo avranno modo di sviluppare le proprie idee e di fare le proprie esperienze, ma sta a noi proporre loro ciò in cui crediamo e che riteniamo possa essere di guida nella loro crescita.
Oltre a tali esperienze raccontate ma riferite a persone a noi vicine, i nostri figli (e noi prima di loro) si trovano comunque ad incontrare (ad esempio attraverso cinema o televisione) storie in cui la famiglia è “diversa” rispetto a quella che loro vivono direttamente. Anche in questi casi si propone la dialettica tra la maggiore facilità di poter parlare di situazioni che loro hanno comunque visto, e la difficoltà insita nel fatto che tali situazioni appaiono sempre di più ai loro occhi come casi possibili e tutto sommato normali. Citiamo anche con l’aiuto di qualche foto (ed anche per alleggerire e riportare anche noi ai ricordi di qualche anno fa) alcune di queste situazioni:
In generale tutte le famiglie Disney hanno qualche peculiarità: o manca del tutto la madre (La Sirenetta, Pocahontas – che però sente lo spirito della madre nel vento, etc.), o il padre (Bambi che lo trova solo alla fine del film, Gli Aristogatti con i gattini che crescono con la madre e nulla si sa del padre e poi compare un pretendente che si unisce alla famiglia, Dumbo viene consegnato alla madre dalla cicogna e del padre non c’è traccia), o si ha la perdita di uno o entrambi i genitori all’inizio o nel corso della storia (Nemo, Cenerentola, Biancaneve, il re leone, etc.) o padri e madri non ci sono proprio mai (Qui, Quo, Qua e zio Paperino + zio Paperone, etc.).
Ci sono diversi cartoni animati in cui i protagonisti, a seguito di abbandoni o lutti, crescono in affido a parenti o altre famiglie: Heidi (in affido alla zia e poi al nonno), Bloom delle Winx (che sa che i suoi genitori terrestri l’hanno cresciuta ma è alla ricerca della verità sui suoi veri genitori), Semola/Re Artù de La spada nella roccia, la gabbianella allevata da una comunità di gatti, …
Altre famiglie con vicende di affido/adozione si trovano in telefilm “dei nostri tempi” quali Arnold (che con il fratello Willis vivono in una famiglia di ricchi bianchi, in cui peraltro manca la madre), Tre nipoti e un maggiordomo, e probabilmente anche molti altri (ad esempio in Hazzard si ha una situazione simile a quella dei cartoni Disney, con i tre cugini Bo, Luke e Daisy Luke che vivono con il loro zio Jessie … i tre sono tutti cugini tra di loro e nulla si sa dei rispettivi genitori).
Nel film Una notte al museo, il protagonista è separato e suo figlio vive con la madre (tranne che in alcuni giorni della settimana); madre che sta vivendo una nuova relazione con un uomo di successo e il figlio continuamente fa il paragone con il proprio padre che, fino allo svolgimento positivo della fine del film, risulta come “perdente”.
L’apoteosi si ha con Mamma mia! In cui la protagonista cerca di scoprire chi sia il vero padre dei tre amanti di gioventù della madre, e alla fine del film si accetta la situazione in cui sostanzialmente ognuno è padre per un terzo. Questo film illustra molto bene la “normalità” che simili situazioni assumono agli occhi dei nostri bambini: Chiara non ha eccepito niente sulla bizzarria della situazione e si riferisce a ognuno dei tre protagonisti maschili della vicenda come “il papà biondo” o “il papà americano” di . Peraltro verso la fine del film uno dei tre padri scopre la propria natura omosessuale e trova attraverso questa scoperta il proprio equilibrio.
D’altra parte in diversi dei cartoni animati che vengono attualmente proposti vi sono delle famiglie che, per quanto strampalate, sono costituite da padre, madre e figli: Dexter, i Simpson, … e anche molti telefilm propongono situazioni familiari che, pur con le difficoltà quotidiane di tutti, propongono/proponevano un modello positivo di famiglia tradizionale (es. i Robinson, la famiglia Bredford, la casa nella prateria, Happy Days, …)
Nel chiudere queste riflessioni e portarci verso la lettura dei testi sacri che abbiamo scelto, non sia visto come “blasfemo” includere nella carrellata di situazioni familiari atipiche, in qualche modo difficili da spiegare ai nostri figli, la stessa Sacra Famiglia, in cui San Giuseppe costituisce una figura di padre putativo, la Madre è vergine (ma per fortuna al momento questo costituisce un elemento che ancora non necessita di spiegazioni) e il Padre è un’entità Misteriosa (nel senso teologico di Mistero come modalità con cui ci si riferisce a Dio) la cui relazione con il Figlio riesce di non semplice spiegazione anche per noi adulti nell’ulteriore Mistero della Santa Trinità (il che introdurrebbe anche lo Spirito Santo ma andremmo a complicare ulteriormente la situazione …).
=======================================
Dal Vangelo secondo Luca 2, 41-52
41I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; 43ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". 49Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". 50Ma essi non compresero le sue parole.
51Partì dunque con loro e tornò a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.