venerdì 7 gennaio 2011

Gennaio 2011: “Come è difficile essere donna (e madre) oggi” a cura di Daniela e Fabrizio

Introduzione

Le dinamiche che ruotano attorno alla figura della donna toccano il ruolo di madre, moglie e lavoratrice in ambito domestico e professionale. Tutti questi aspetti possono essere interpretati per definire il ruolo della donna oggi.

Le Sacre Letture

"Cosa dice la Bibbia a proposito delle donne che lavorano?" – secondo l’interpretazione corrente
La Bibbia dà istruzioni sul ruolo della donna. In Tito 2:3-4, Paolo insegna che una giovane sposa deve essere guidata da una donna più anziana: “.. anche le donne anziane, (..), incoraggino le giovani ad amare i mariti, ad amare i figli, ad essere sagge, caste, diligenti nei lavori domestici, buone, sottomesse ai mariti, perchè la Parola di Dio non sia disprezzata.” In questo passo la Bibbia è chiara riguardo ai figli: è lì che la donna è responsabile. Le donne più anziane devono insegnare alle giovani a vivere una vita che porti Gloria a Dio.

In proverbi 31 si parla di una “moglie dal nobile carattere”. Iniziando dal versetto 11, lo scrittore loda la donna che fa ogni cosa per la cura della sua famiglia. Lavora con diligenza per mantenere l’ordine nella casa e nella famiglia. Nei versetti 16, 18, 24 e 25 spiega che essa è talmente operosa che è in grado di lavorare di più per portare aiuto alla sua famiglia. La motivazione di questa donna, di cui si parla nel brano, è importante poichè il suo impegno nel lavorare non era fine a se stesso, ma finalizzato per il benessere e la cura del suo nido.

Stava provvedendo per la sua famiglia, non per la sua carriera o per la competizione con i vicini di casa. Il suo lavoro era secondario rispetto alla sua vera chiamata principale, e cioè curarsi del marito, dei figli e della casa.

Nella Bibbia non vi son passi che vietano il lavoro alla donna. Piuttosto la Bibbia insegna le priorità nel ruolo della donna. Se lavorare fuori casa comporta un allontanamento della donna dal suo ruolo principale di madre e moglie, è allora sbagliato che quella donna lavori fuori casa. Se invece una donna Cristiana lavora e provvede a sostenere la sua famiglia e a prendersene cura, va benissimo che essa lavori. Tenendo a mente questi principi, in Cristo abbiamo la libertà. Nè la donna che lavora, nè la donna che sceglie di stare a casa, deve essere condannata.


Marta e Maria
Luca 10,38-42

In quel tempo, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: “Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma Gesù le rispose: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta”.


COME È DIFFICILE ESSERE MADRE E DONNA OGGI
A Cura di Daniela

Avevo iniziato a cercare spunti per una discussione sul rapporto tra nuove tecnologie ed i bimbi. Avevo iniziato a scrivere ma non riuscivo ad appassionarmi così ne ho parlato con Fabrizio ed abbiamo deciso di indirizzare la nostra attenzione verso un argomento che mi sta più a cuore: come è difficile essere madre e donna oggi.

Difficile conciliare la spinta propulsiva che accompagna il DNA delle giovani donne verso carriera, politica, soddisfazioni anche professionali, tempo da dedicare alla propria cultura, e l’essere figlie di un mondo ancora troppo tradizionalista, in cui si confondono i solidi valori religiosi, familiari ecc con l’ipocrita rappresentazione di essi, teatro povero che ancora domina le nostre scene.
Donne cui è richiesto di ESSERE tutto- figura incompleta se lavora ma non è madre, se è madre ma non lavora, se è madre, lavora ma non fa volontariato, se è madre, lavora, fa volontariato ma non è stravolta a puntino, sempre comunque con il sorriso celeste della sofferenza religiosa stampato sul volto. Essere stravolta dalla fatica delle piccole, ripetute azioni quotidiane è ancora un valore. Di eredità cristiana? O di una pessima lettura, stravolta, della figura della donna nel cristianesimo?
Pazienti, impegnate su più fronti, inclusi il volontariato e l’assistenza agli anziani in casa, madri affettuose ma ferme, mogli affettuose e basta, ancora pazienti, infinatamente pazienti con il marito. La parola baby-sitter è ancora accompagnata da sguardi obliqui- ma non ce la fa da sola? E la nonna, non si sacrifica ancora per tutti i nipoti che si ritrova ad accudire in giornata alla veneranda età che si ritrova?Badante per il vecchio papà? Ma non l’assiste lei? LEI? Anche il suocero, si intende. Che brava, per trent’anni a casa con la suocera inferma. Sugo Barilla? Ma non fa lei la passata in casa, non ha tempo per un orticello? Ma come, congeli le minestre? Perché non glie la fai fresca ogni giorno? Ci vuole un attimo. Hai una signora che ti dà una mano a fare i lavori in casa? Non ce la fai da sola, almeno nel weekend? Un figlio solo? Forse sei un pochino egoista?Non dormi da mesi? Ma è per i tuoi figli, e poi noi donne ci siamo passate tutte, non lamentarti, non puoi. E poi a quel figlio, se maschio, siamo ancora pronte a stirar le camicie a trent’anni, perché lui, poverino, è stanco, e lavora…e a mandare il tupperware con il cibo per l’intera settimana, altrimenti, poverino ancora, dimagrisce. Mai sentito per una figlia di 30 anni.

Ci vuole un attimo per tutto, fuorchè per sé stesse. Non parlo di shopping. Parlo di quel silenzio che facciamo difficoltà a trovare per alimentare l’anima, di quegli sguardi di intesa tra noi che ci aiuterebbero, quell’autostima che faremo difficoltà a trasmettere ai nostri figli, se continueremo a sentirci sempre e solo in dovere verso il resto del mondo.O meglio: SOLO NOI, in dovere. Aguzzini di noi stesse.
Quanti figli maschi, uomini adulti, accompagnano le madri alle visite mediche, o le assistono in ospedale? La tutela , la cura, l’educazione, nella vita che ci interessa, quella di ogni giorno, delle piccole cose di ogni giorno, sono ancora in mano alle donne. Donne padrone e schiave del sistema. Mi fa ridere il Ministero per le pari opportunità. È vergognoso che esista in un paese che si dice evoluto. Denuncia una carenza mentale, culturale, un’arretratezza che condiziona le donne in ogni campo. Non lo voglio, perché non è stipendiando un ministro e il suo entourage che si cambia la mentalità.

Inoltre, inutile anche aprire una parentesi su come sia facile oggi svilire ancor più la figura della donna, aggirando gli ostacoli del dovere per facili guadagni..in politica come sul piccolo schermo. Ma non è qui che voglio soffermarmi, perché voglio pensare che ogni donna con un grano di buon senso in zucca non aspiri a questo…e perché di aspiranti vallette, nella nostra zona, non ne ho ancora conosciute, per fortuna J.

Quante mamme che lavorano partecipano alle conferenze, alle riunioni fuori casa, di sera…certo, si vede anche qualche papà. Per quanto mi riguarda, ancora lontani dalla fatidica quota 50 e 50. beh, mi si dirà, sono molti di più i padri che lavorano fino a sera, rispetto alle mamme. Benissimo, dico io, allora voi babbi smettete di considerare queste riunioni come facoltative, e mentre la mamma è fuori casa, lavate i piatti, sparecchiate, e mettete i pargoli a nanna. Ormai dovreste sapere dove sono pigiamini e mutande.
Sono ancora molte le mamme, che lavorano, istruite…che dicono: partecipasse anche lui a queste riunioni. Sui figli, sulla scuola. Invece corro a casa, gli faccio un briefing, mi guarda di sbieco, apre un orecchio, cercando di filtrare le mie parole, setaccia uno o due concetti chiave, e già mi basta, meglio di niente.Bene, mi ha quasi ascoltato.

Mi fermo qui, perché avrei ancora molto da dire. Non parlo di neofemminismo. In un bell’articolo sul Corriere, si descriveva come il termine risulti ormai anacronistico per molte giovani donne- il femminismo odorava di un NOI che oggi non esiste, di militanza, di passione per un bene comune. Quel “noi” non esiste più, e francamente non so se sarebbe effettivamente fuori da tempo, oggi. Chi combatte battaglie per un obiettivo comune? Quasi nessuno. E poi perché creare schieramenti contrapposti? Quando ciò di cui c’è più bisogno è solo maggiore cooperazione, TRA donne e CON gli uomini? Più ASCOLTO, forse? È vero, i tempi son cambiati, le attività sono frenetiche, le ore non bastano mai.E infatti non parlo delle ben note difficoltà logistiche per conciliare lavoro e famiglia. Non è di un’altra lotta , di tempo da spendere in asfittiche militanze ciò di cui abbiamo bisogno. Ma di più dialogo, di più ascolto, di più INCONTRI, come questi, come queste serate. In cui parlare significa condividere per capire e PROGREDIRE. Momenti in cui ci si ferma, e si riacquista ciò che di noi fa degli uomini e donne- le relazioni, l’indagare, l’investigare, il conoscere per il progresso comune. È una necessità che ritengo sempre più viva e sentita, specie dalle donne di oggi. Usciamo per confrontarci, per interrompere quel velo di omertà e chiusura che relegava ogni questione entro le mura di casa, ipocritamente…certo, così la famiglia, o almeno quella famiglia, era salva, agli occhi di tutti. E la donna, è risaputo, si sobbarcava il lavoro più duro, DOVERE era l’unico verbo a cui rispondere signorsì, in silenzio, e guai a lamentarsi.
E invece forse a questo dovremmo arrivare..a condividere di più, ad essere più generosi, anche in famiglia. A smettere di guardarci l’un l’altro con la mente intrisa di preconcetti. A donarci del tempo l’un l’altro, per parlare, o anche solo per condividere il silenzio. Senza i mille muri che ancora affollano le nostre ristrette vedute, e che ancora in molti, nella nostra società, sono pronti a puntellare e rafforzare. Per comodità, per ipocrisia, per ignoranza, perché poveri nello spirito.

MI sento figlia della generazione di mezzo… forse sarà solo mia nipote che riuscirà a vedere le cose più linearmente, semplicemente,in un’Italia finalmente senza ministero per le pari opportunità.


Riflessione Maschile n.1: Se le donne in Italia non fanno carriera e’ colpa dei loro mariti?

A Cura di Fabrizio


Si dice che la società italiana sia permeata di maschilismo tanto che, parafrasando la giornalista Lucy Kellaway, le donne, nella torta dell’ascesa sociale, arrivano solo al livello del “marzapane” e mai a quello della “glassa”. Figurarsi poi al livello della ciliegina!
Nella classifica delle prime 50 donne del mondo del business, figura solo un’italiana, Emma Marcegaglia mentre abbondano manager cinesi mentre in cima c’è una signora indiana (a capo della Pepsi).

Perché le donne italiane non sono presenti in questa classifica? Eppure siamo la sesta potenza economica al mondo. Se si allarga un po’ il raggio dell’analisi, si finisce coll’osservare che, quanto a donne con incarichi prestigiosi e di rilievo, il nostro paese è carente in praticamente tutti i campi economici e sociali. Un aneddoto su tutti è il fatto che in tutta la sua storia, l’Italia ha avuto un'unica donna ad aver raggiunto il rango di “ambasciatore di grado”!

Si dice che la causa del divario uomo-donna siano gli uomini che dominano le posizioni di rilievo sul lavoro e di fatto discriminano le donne. Tuttavia, sempre la Kellaway (“Breaking the glass ceiling at home”) osserva come tra le top 50 manager mondiali praticamente tutte hanno dei mariti che si sono adattati alle esigenze di carriera della moglie.
Fare carriere ad alti livelli significa viaggiare, fare le ore piccole, lottare per ogni spazio ed ogni vittoria è sofferta. Nessuno riuscirebbe a sopportare di arrivare a casa dopo tutto questo viaggiare e faticare per continuare la lotta tra le mura domestiche. Per questo, il segreto è un marito che assecondi le aspettative di carriera della moglie. Marito che deve essere un supporto e quindi parimenti intelligente ma che sia disponibile a rinunciare alla sua di carriera, per essere da complemento con i figli e con le faccende della vita familiare di una moglie che non puó sempre esserci.
Qui si presenta il caso dell’uomo alpha ovvero dell’uomo con l’istinto del capo. L’uomo alpha, per sua natura, non accetterà mai di avere una moglie che guadagna di piú e che ha una carriera piú fruttuosa della sua. Di conseguenza, sará la moglie a doversi adattare all’uomo alpha e rinuciare alla carriera. A questo va aggiunto che alle donne alpha di solito piacciono gli uomini alpha, e immancabilmente si cade un circolo vizioso dove l’uomo alpha comunque vince (o si divorzia).
Quello di cui le donne alpha hanno bisogno è un uomo beta; ovvero, del partner che accetta di essere lui a ridimensionare le sue aspettative di carriera per supportare invece quelle della moglie.

Ma voi ce lo vedete l’homo italicus supportare la moglie in carriera? Che i veri nemici delle pari opportunità siano i mariti e non i colleghi di lavoro?

Riflessione Maschile n.2: 8 Marzo, Festa della donna o festa degli ipocriti?

Festa della Donna: Mai come ora le donne friulane sono libere ed emancipate. Si sono emancipate a tal punto che ricoprono incarichi importanti sia nella cultura locale (la prima rettore donna d'Italia é la Compagno dell'universitá di Udine), che nella politica locale (es. la Serracchiani), sia nell'impresa (ad es. Giannola Nonino) che nelle forze armate (es. le due prime ufficiali Alpino d'Italia sono friulane di cui una di Castions di Strada). Oggi la femminilitá é un vantaggio in tutti i campi, non un fattore di cui vergognarsi. Le donne friulane non hanno mai avuto paura di dire la loro e continuano ad essere dei pilastri della societá alla pari degli uomini.
Festa degli Ipocriti: C'é la mancanza cronica di asili nido e asili aziendali che azzoppa la scelta professionale delle donne, praticamente nel panorama lavorativo friulano non ci sono offerte di lavoro part-time che diano la possibilitá di seguire anche la famiglia come accade nei paesi occidentali più avanzati, le giovani laureate trovano per di più solo lavori di ripiego, le possibilitá di fare un figlio si riducono a causa dei contratti "altrimenti flessibili" che vengono imposti alle giovani e che per lunghi anni non danno stabilitá, le statistiche poi ci dicono che oltre la metá delle giovani mamme hanno dovuto lasciare il lavoro dopo un figlio...
Festa della Donna o Festa degli Ipocriti?