giovedì 30 dicembre 2010

Dicembre 2010: La Comunità nella vita della famiglia e la famiglia nella vita della Comunità a cura di Donato e Silvia

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.

Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Parola del Signore.


Nella parte finale (Matteo 25,28-30) troviamo la parola del padrone che chiarisce la parabola: il padrone chiede di togliere all’ultimo servo il talento e darlo a chi già ne ha: "Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha." Ecco la chiave che chiarisce tutto. In realtà i talenti, "il denaro del padrone", i beni del Regno, sono l'amore, il servizio, la condivisione, il dono gratuito, la lealtà, la correttezza, l’onestà (anche intellettuale). Talento è tutto ciò che fa crescere la comunità e che rivela la presenza di Dio. Quando ci si chiude in se stessi per paura di perdere il poco che si ha si perde perfino quel poco che si ha, perché l'amore muore, la giustizia si indebolisce, la condivisione sparisce. Invece la persona che non pensa a sé e si dona agli altri, cresce e riceve sorprendentemente tutto ciò che ha dato e molto di più. "Perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà" (Mt 10,39).

La Comunità nella vita della Famiglia e la Famiglia nella vita della Comunità

Dal sito della Regione Toscana:

“la comunità fa riferimento all’insieme delle relazioni personali, sociali e istituzionali che permettono l’agire sociale, sostenuto da un forte sentimento di appartenenza e teso alla valorizzazione dei beni relazionali, oltre che allo sviluppo complessivo dell’intero contesto. Un’insieme di relazioni quindi, in grado di proteggere i contesti di vita dall’incomunicabilità e dal ripiegamento nel privato dei suoi abitanti”.

Sette anni fa una persona che stimo molto, durante una cena, mi chiese: “Cos’è che non funziona nella comunità di Palmanova? Cosa è che contraddistingue, che tiene insieme i palmarini?” In quel momento sentivo che la comunità di Palmanova fosse disgregata, senza un vero senso di
appartenenza, e potevo anche identificare i motivi che hanno determinato questa situazione. Allora non vivevo questo, però, come un problema, perché in determinate condizioni si può vivere anche senza avere una comunità di riferimento. Adesso la situazione è secondo me immutata, anzi forse anche peggiorata, ma sono cambiato io, il mio modo di vivere e vedere le cose, sono cambiate le nostre necessità (3 figli in effetti qualche cambiamento nella vita di una coppia lo portano) per cui adesso sento la necessità di avere intorno una comunità e questo è diventato per me un problema. Mi piacerebbe essere inserito in una comunità viva, partecipe, che abbia degli obiettivi comuni legati alla qualità della vita nella nostra città. Mi piacerebbe che i miei figli possano contare sulla comunità in cui sono inseriti, non solo considerati dei cittadini, degli allievi, dei clienti, degli elettori, ecc…
Così non è.
Intendiamoci, non è un problema solo di Palmanova. L'immagine attuale dell'Italia è quella di un Paese statico, con una scarsa mobilità sociale, un Paese in cui i fenomeni di malcostume delle classi dirigenti politiche, economiche ed amministrative sembrano essere all'ordine del giorno, un paese individualista, in cui è più importante essere furbi che intelligenti, in cui si è perso il senso del dovere morale, professionale, sociale.

Quello che emerge è un Paese in cui sia la maggioranza delle persone sia la politica hanno smesso di sdegnarsi per le esasperazioni presenti nella società, che ha rinunciato all'idea di identificare la propria azione con un nuovo senso civico, con innovate regole collettive e di modus operandi, con un nuovo valore della comunità e dei beni collettivi.

Contro tutto questo SEMBRA esserci una protesta diffusa, presente in misura abbastanza costante in tutti i settori sociali e in tutte le realtà locali del Paese, contro una società che pare non premiare il merito individuale, l'onestà, il seguire principi morali.
Sembra, ma in effetti spesso sono solo parole. La maggior parte delle persone si adegua, approva o comunque non fa nulla. Il ripiegamento individualista, il vuoto di senso civico di questi anni, l'incapacità di fare squadra sono sì il prodotto dell’incapacità della attuale politica di dare prospettive di senso sul futuro del Paese, della vittoria del possedere sull’essere, del consumismo esasperato, ma anche il risultato dell'incapacità di ritrovare forme di coinvolgimento in grado di smuovere identità e passioni. Tutto questo spinge ciascuno, comprensibilmente, a occuparsi solo di sé e del suo bilancio, nulla degli altri, non dico dei poveri immigrati, ma nemmeno dei propri figli. Come? Non ci occupiamo dei nostri figli?

Ma certo che ce ne occupiamo: ci occupiamo che siano vestiti bene, bene educati, che facciano bene a scuola, che abbiano una dieta sana, eccetera eccetera eccetera. Ma ci occupiamo allo stesso modo del loro futuro generazionale, del mondo in cui loro saranno immersi? Un mondo sempre più inquinato, conflittuale, egoista.

C'è quindi, secondo me, il bisogno forte e imprescindibile di una nuova etica, o forse della riscoperta di una vecchia etica da reinserire in un mondo nuovo, di un insieme di costumi, norme e modelli di comportamento in grado di guidare le azioni degli individui entro una determinata comunità e capaci di determinare, nel loro insieme, una nuova dimensione della comunità stessa.
E’ sicuramente più facile parlare che agire. Quanti giri di parole, quanti dibattiti sterili, nella società della comunicazione conta più la facciata che quello che essa nasconde.
Se ci guardiamo intorno, vediamo un ambiente agognante, un'atmosfera opprimente, un universo di persone sole, che non interagiscono. Vediamo tanti muri, fisici e psicologici, che oscurano l'orizzonte. Ma se guardiamo con più attenzione, notiamo sulle case dei pannelli solari, dietro le finestre gruppi di persone che si trovano per consociare gli acquisti, per parlare di un'altra via possibile, per cercare di organizzare un tempo scuola diverso che venga incontro alle necessità delle famiglie, vediamo all'angolo della strada un giovane che raccoglie firme per una causa in cui crede, un altro impegnato in oratorio.

Perchè per quanto la comunità sia in difficoltà, è vero anche che la sua ricerca non avrà mai fine. E questa ricerca, pur partendo e passando da azioni e interessi personali, ha sempre come obiettivo il benessere comune, del territorio e degli abitanti, e quindi, in sintesi, della comunità stessa.
C’è sempre qualcuno che ha il coraggio e la voglia di fare, di esporsi, e non solo di delegare.
Quindi qualcosa si muove. Da alcune indagini fatte dall’ANCI emerge che il valore del senso civico come determinante della qualità della vita assume una rilevanza via via crescente. Cresce dunque l'importanza attribuita ad una convivenza fatta di rispetto delle regole e dei concittadini, e si fa largo la consapevolezza che il bene comune sia la premessa per il benessere individuale.
Cresce e si accentua il bisogno di comunità, la necessità di vicinanza, di cura collettiva, di sicurezza intesa come garanzia di vita e di relazione. Cresce il bisogno di solidità della società e anche quello di collettività, di rapporto con l'altro, di accoglienza. La società cittadina oggi è una società che avverte disagi e fastidi, ma riscontra anche la valenza e l'importanza dell'incontro, dello scambio, dell'interazione. E' una società che, sotto gli effetti della crisi (economica, ma anche di valori), cerca di fuoriuscire dalle proprie barriere, da identità troppo uniche, da individualismi acutizzati.
Cerchiamo quindi di riprendere fiducia nelle azioni nostre e altrui, nelle parole dette e ascoltate, nei desideri personali e collettivi, consapevoli di essere su un'unica barca, e di avere ognuno di noi un timone e la responsabilità di decidere dove indirizzarlo.
E quindi ???????
E quindi, proviamo a fare tutti una magia, un grande “ABRACADABRA”, che deriva dall'aramaico
“AVRAH KADABRA” e che significa “io creo come parlo”: parlare del cambiamento lo rende possibile. Ritorniamo a noi, alla nostra comunità. Cosa possiamo fare?

Innanzi tutto essere ottimisti ed orgogliosi di ciò che siamo e di ciò in cui crediamo.
Ottimisti perché, a furia di cercare persone che abbiano voglia di cambiare le cose finiremo per trovarle ed alla fine ottenere dei risultati.
Orgogliosi perché è giusto esserlo, quando ciò che siamo è frutto di scelte consapevoli, anche se
controcorrente:
La famiglia è “morta”? La famiglia è in crisi? La nostra sta benissimo e ne siamo orgogliosi!
Gli italiani non fanno figli? Grazie a Dio noi ne abbiamo e ne siamo orgogliosi!
Gli italiani sono cattolici solo per tradizione? Noi no, noi crediamo e ne siamo orgogliosi!
La comunità in cui siamo inseriti sembra essere “inferiore” a quelle con cui ci si può confrontare, anche a solo pochi KM di distanza? Purtroppo forse è vero, ma ci stiamo lavorando! E non dimentichiamo tutto il “buono” che comunque c’è nella nostra comunità, per esempio i volontari delle molte associazioni presenti nel nostro comune. I palmarini se ne fregano della propria comunità? Probabilmente qualcuno sì, è fisiologico, ma NON tutti!

Ognuno vive solo per se stesso? Noi abbiamo degli amici su cui contare, una piccola rete di famiglie che è di grandissimo aiuto. La politica ed i media ci mostrano una società priva di principi e valori, egoista, i cui unici obbiettivi sono comparire in televisione e arricchirsi per “possedere” cose e persone? Noi cerchiamo di vivere secondo principi diversi!
E poi? Poi bisogna fare qualche cosa in più.

Innanzitutto essere testimoni di quanto sopra: superiamo il “Yes, we can”, per testimoniare il “Yes, we do it!”
Le vere rivoluzioni sono quelle che partono dal basso: siamo palmarini, siamo friulani, siamo italiani, siamo europei, siamo parte dell’umanità. Tanti piccoli cambiamenti, fatti da tanti piccoli uomini, possono portare a grandi risultati. Quelli che la nostra società attuale, o perlomeno quella rappresentata dai media, non persegue più. Io penso che Palmanova abbia capacità ed energie positive, che però operano distanti tra loro, spesso in una condizione di reciproca indifferenza. Si tratta di singoli cittadini, gruppi, associazioni, enti e imprese impegnati in piccole e grandi battaglie quotidiane di solidarietà, di rispetto per l’ambiente, di sviluppo economico e sociale. Quanto saremmo più forti se sui temi comuni e condivisi riuscissimo coordinarci, a parlare con una voce sola? Qui sono presenti persone impegnate nella politica locale, che collaborano con la parrocchia, che seguono attivamente la scuola dei propri figli e associazioni di volontariato: questa sera vogliamo confrontarci con voi su quali sono le possibili strade da seguire per contribuire a migliorare la comunità in cui vive la nostra famiglia.

Concludendo …. andiamo e spendiamo i nostri talenti. Impegnamoci per sostenere ciò in cui crediamo e per cambiare ciò che nella nostra comunità, secondo noi, può essere migliorato. Lo dobbiamo ai nostri figli, lo dobbiamo alla nostra comunità, lo dobbiamo anche a noi stessi.

Bibliografia:
• Il Vangelo secondo Matteo
• Ripartire dai (Beni) Comuni: dalla crisi delle comunità a nuove strategie di governo del territorio – Elena Gasparri
• Un pediatra per amico n. 5/2010
Sitografia
www.comunisolidali.org www.anci.it www.conferenzafamiglia.it
www.regione.toscana.it www.cittalia.com www.fantapalermo.it

giovedì 23 dicembre 2010

Buon Natale da Tiziano, Adina, Francesca e Matteo

Auguri auguri…

Auguri per un Felice Natale,
auguri in questa notte speciale.

Auguri per una giornata gioiosa,
piena di luci, di dolci e molto festosa.

Auguri a te e ai tuoi cari,
auguri di cuore davvero speciali.

Auguri da tutti noi in questo Santo Natale!

Tiziano, Adina, Francesca e Matteo.

&

Birba!

venerdì 10 dicembre 2010

Calendario (Modificato) di Camminare insieme 2010/11

Ottobre 2010
Sara e Rosario
La "vergogna" di essere cristiani nella società di oggi.

Novembre 2010
Tiziana e Stefano
Come raccontare ai figli "la famiglia" (nelle sue diverse forme) nella società di oggi.

Dicembre 2010
Silvia e Donato
La comunità nella vita della famiglia e la famiglia nella vita della comunità.

Gennaio 2011
Daniela e Fabrizio
La figura della donna oggi.

Febbraio 2011
Cristina e Denis
La famiglia cristiana e la vita quotidiana.

Marzo 2011
Adina e Tiziano
Il taglio del cordone ombelicale con i nostri figli: come lo viviamo all’interno della coppia?

Aprile 2011
Monica e Giovanni
Il conflitto tra l’essere e l’apparire

Maggio 2011
Paola e Flavio
La comunicazione con i figli in relazione alle tappe evolutive

Giugno 2011
Isa e Silverio
Le cure parentali

venerdì 5 novembre 2010

Novembre 2010: Come raccontare le “nuove” tipologie di famiglia ai nostri figli a cura di Stefano e Tiziana

Come forse molti di voi amici sanno, da diversi anni collaboriamo direttamente con una associazione che si occupa di affido familiare. Non abbiamo (ancora?) preso la decisione di impegnarci direttamente coinvolgendo la nostra famiglia in percorsi di affido, ma seguendo le attività dell’associazione a sostegno delle famiglie affidatarie ci troviamo a sentire molte storie di bambini e ragazzi che provengono da situazioni familiari che definire “difficili” è davvero poco; al confronto le difficoltà quotidiane che ognuno di noi, come coppia e come famiglia, si trova ad affrontare assumono davvero una dimensione diversa da quella “assoluta” che tenderemmo ad attribuire. Ci è capitato di spiegare a Chiara (e in una occasione a tutti i bambini della scuola primaria di Palmanova) il significato dell’affido, e ci siamo limitati a spiegare che ci sono delle famiglie che accolgono per un periodo di tempo dei bambini meno fortunati di loro le cui famiglie stanno attraversando un periodo di difficoltà. Ci chiediamo a volte se questa spiegazione può risultare comprensibile a chi, come le nostre bambine, vive una situazione familiare “felice”, o se rimangano concetti un po’ astratti, come quando si spiega cosa significhi donare i vestiti usati alle famiglie povere (ma il vero concetto di povertà difficilmente è da loro ben compreso).
D’altra parte, le nostre bambine vivono quotidianamente la testimonianza di amiche e amici le cui famiglie hanno attraversato o stanno vivendo situazioni di separazione/divorzio e si trovano a vivere tutto ciò che tali situazioni comportano: genitori che hanno “un nuovo fidanzato”, trascorrere la settimana con la mamma e il week-end con il papà, etc. Da un lato questo rende un po’ più semplice affrontare il tema delle diverse forme di famiglia che la società odierna presenta (ai loro occhi non si tratta di un discorso teorico, ma di esperienze che, pur non vissute direttamente, vedono da vicino attraverso i loro amici). Dall’altro rende un po’ più difficile proporre il valore della “famiglia tradizionale” messa sempre più alle strette da modelli alternativi (convivenza, coppie di fatto, coppie omosessuali, famiglie allargate, etc.): non si tratta di voler mettere sotto una luce negativa tali altre esperienze, ma di proporre positivamente un modello che nella nostra esperienza costituisce la via per il compimento della nostra vita di coppia, e lo strumento per la loro crescita ed educazione. Risulta, infatti, fondamentale per noi il tentativo di trasmettere alle nostre figlie questo modello positivo di riferimento, anche per “contrastare” un certo relativismo attualmente molto in voga per cui va bene tutto e il contrario di tutto, e i ragazzi perdono qualsiasi saldo punto di riferimento: crescendo avranno modo di sviluppare le proprie idee e di fare le proprie esperienze, ma sta a noi proporre loro ciò in cui crediamo e che riteniamo possa essere di guida nella loro crescita.

Oltre a tali esperienze raccontate ma riferite a persone a noi vicine, i nostri figli (e noi prima di loro) si trovano comunque ad incontrare (ad esempio attraverso cinema o televisione) storie in cui la famiglia è “diversa” rispetto a quella che loro vivono direttamente. Anche in questi casi si propone la dialettica tra la maggiore facilità di poter parlare di situazioni che loro hanno comunque visto, e la difficoltà insita nel fatto che tali situazioni appaiono sempre di più ai loro occhi come casi possibili e tutto sommato normali. Citiamo anche con l’aiuto di qualche foto (ed anche per alleggerire e riportare anche noi ai ricordi di qualche anno fa) alcune di queste situazioni:

In generale tutte le famiglie Disney hanno qualche peculiarità: o manca del tutto la madre (La Sirenetta, Pocahontas – che però sente lo spirito della madre nel vento, etc.), o il padre (Bambi che lo trova solo alla fine del film, Gli Aristogatti con i gattini che crescono con la madre e nulla si sa del padre e poi compare un pretendente che si unisce alla famiglia, Dumbo viene consegnato alla madre dalla cicogna e del padre non c’è traccia), o si ha la perdita di uno o entrambi i genitori all’inizio o nel corso della storia (Nemo, Cenerentola, Biancaneve, il re leone, etc.) o padri e madri non ci sono proprio mai (Qui, Quo, Qua e zio Paperino + zio Paperone, etc.).

Ci sono diversi cartoni animati in cui i protagonisti, a seguito di abbandoni o lutti, crescono in affido a parenti o altre famiglie: Heidi (in affido alla zia e poi al nonno), Bloom delle Winx (che sa che i suoi genitori terrestri l’hanno cresciuta ma è alla ricerca della verità sui suoi veri genitori), Semola/Re Artù de La spada nella roccia, la gabbianella allevata da una comunità di gatti, …

Altre famiglie con vicende di affido/adozione si trovano in telefilm “dei nostri tempi” quali Arnold (che con il fratello Willis vivono in una famiglia di ricchi bianchi, in cui peraltro manca la madre), Tre nipoti e un maggiordomo, e probabilmente anche molti altri (ad esempio in Hazzard si ha una situazione simile a quella dei cartoni Disney, con i tre cugini Bo, Luke e Daisy Luke che vivono con il loro zio Jessie … i tre sono tutti cugini tra di loro e nulla si sa dei rispettivi genitori).

Nel film Una notte al museo, il protagonista è separato e suo figlio vive con la madre (tranne che in alcuni giorni della settimana); madre che sta vivendo una nuova relazione con un uomo di successo e il figlio continuamente fa il paragone con il proprio padre che, fino allo svolgimento positivo della fine del film, risulta come “perdente”.

L’apoteosi si ha con Mamma mia! In cui la protagonista cerca di scoprire chi sia il vero padre dei tre amanti di gioventù della madre, e alla fine del film si accetta la situazione in cui sostanzialmente ognuno è padre per un terzo. Questo film illustra molto bene la “normalità” che simili situazioni assumono agli occhi dei nostri bambini: Chiara non ha eccepito niente sulla bizzarria della situazione e si riferisce a ognuno dei tre protagonisti maschili della vicenda come “il papà biondo” o “il papà americano” di . Peraltro verso la fine del film uno dei tre padri scopre la propria natura omosessuale e trova attraverso questa scoperta il proprio equilibrio.

D’altra parte in diversi dei cartoni animati che vengono attualmente proposti vi sono delle famiglie che, per quanto strampalate, sono costituite da padre, madre e figli: Dexter, i Simpson, … e anche molti telefilm propongono situazioni familiari che, pur con le difficoltà quotidiane di tutti, propongono/proponevano un modello positivo di famiglia tradizionale (es. i Robinson, la famiglia Bredford, la casa nella prateria, Happy Days, …)

Nel chiudere queste riflessioni e portarci verso la lettura dei testi sacri che abbiamo scelto, non sia visto come “blasfemo” includere nella carrellata di situazioni familiari atipiche, in qualche modo difficili da spiegare ai nostri figli, la stessa Sacra Famiglia, in cui San Giuseppe costituisce una figura di padre putativo, la Madre è vergine (ma per fortuna al momento questo costituisce un elemento che ancora non necessita di spiegazioni) e il Padre è un’entità Misteriosa (nel senso teologico di Mistero come modalità con cui ci si riferisce a Dio) la cui relazione con il Figlio riesce di non semplice spiegazione anche per noi adulti nell’ulteriore Mistero della Santa Trinità (il che introdurrebbe anche lo Spirito Santo ma andremmo a complicare ulteriormente la situazione …).

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Dal Vangelo secondo Luca 2, 41-52

41I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; 43ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". 49Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". 50Ma essi non compresero le sue parole.
51Partì dunque con loro e tornò a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

sabato 30 ottobre 2010

Ottobre 2010: Vergognarsi di essere cristiani a cura di Sara e Rosario

Il tema scelto da noi per questa serata sembra vago e difficile da affrontare.
Contemporaneamente ci sembra un tema iniziale, preparatore per le prossime serate, quali ad esempio “la famiglia” o “essere cristiani nella quotidianità”.

Vergognarsi di essere cristiani nella società di oggi, nel senso di sentirsi diversi dagli altri, non integrati, ridicoli, per cui si ha paura di o si rinuncia ad esporsi, a manifestare le proprie idee, o meglio il proprio credo.
Vergognarsi di essere cristiani nella società di oggi, anche nel senso di non sentirsi rappresentati e protetti dalla Chiesa attuale, non sempre limpida nelle sue scelte né condivisibile nelle tematiche che affronta.

Per questo momento di riflessione ci siamo fatti aiutare da un testo molto bello: “Cristiani nella sociatà” di Enzo Bianchi, che vi consigliamo sicuramente di leggere.

La prima domanda che bisognerebbe porsi è Chi è il cristiano oggi?
Il cristiano è un uomo che ha scelto di condurre la sua vita in una delle maniere possibili . Cioè il Cristiano non è detentore dell'unica verità, né figlio spontaneo di una tradizione che oramai non esiste più, e che troppo spesso viene portata a bandiera di ideali solo di facciata. Il cristiano deve fare un cammino continuo, che difficilmente arriva ad un termine, se non quello naturale della morte, nella ricerca della sua identità e dimensione.
Non si può neppure ridurre il Cristianesimo a semplice comportamento etico, caratterizzato da buoni sentimenti, rispetto per gli altri e per l'ambiente, impegno sociale, pur essendo questi dei valori assolutamente condivisibili.

Ciò che caratterizza il Cristiano è la fede, un'adesione incondizionata a Dio, reso più “comprensibile”da Cristo, che ci ha insegnato ad “attuare” questa fede nella quotidianità.
I cristiani si chiamano così perchè seguono il Cristo, e la loro vita si dice cristiana perchè ispirata a quella di Cristo, vissuta come lui ha vissuto la sua esistenza umana.

La fede è un dono? San Paolo ci dice che la fede proviene dall'ascolto e chi ascolta e accoglie nel cuore la parola di Gesù si sente conquistato, scelto, chiamato...

Sara: Personalmente invidio chi riesce a provare un tale amore per Dio, chi ha una fede così forte. Pur non riuscendo a rinunciare alla mia ricerca, spesso provo sentimenti di incredulità e dubbio quando si parla di Cristo. Ma sarà vero? mi chiedo spesso...e contemporaneamente l'ascolto della parola di Dio mi riempe l'anima.

La fede è quindi la base, la molla, la ricarica che ci spinge e ci aiuta a concretizzare la Parola nella nostra vita, in famiglia, sul lavoro, nel mondo.
Proprio del Cristiano è la fede operante attraverso l'amore.
Avere Fede “costa” e non significa essere esenti da dubbi. La Fede può vacillare, venir meno, e ci costringe quindi ad una faticosa e costante messa in discussione della nostra identità e delle nostre vite.

Perchè ci vergogniamo della nostra Fede?

Forse perchè anche rinunciare al peccato ha un prezzo alto. Significa imparare a riconoscere le tentazioni e impegnarsi con forza ed energia ad allontanarle. Per esempio, è più semplice avere un amante che scacciare dalla testa e dal cuore la passione.
E ovviamente questo essere diversi ci mette in una condizione di minoranza e a volte isolamento che non sempre è facile da gestire. Spesso ci manca il coraggio di difendere, ad esempio, un discriminato, che sia il collega di lavoro o un extracomunitario.

Rosario: Perseguendo l'impegno sociale, la coerenza con i miei ideali e non l'interesse personale nella politica mi ha rimediato soltanto delusioni e incomprensioni.

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Ancor più che fuori, le cause delle guerre sono dentro di noi.
Sono in passioni come il desiderio, la paura, l'insicurezza, l'ingordigia, l'orgoglio, la vanità...
Lentamente bisogna liberarcene. Dobbiamo cambiare atteggiamento.
Cominciamo a prendere le decisioni che ci riguardano e che riguardano gli altri sulla base di più moralità e meno interesse.
Facciamo più quello che è giusto, invece di quello che ci conviene. Educhiamo i figli ad essere onesti, non furbi.
E' il momento di uscire allo scoperto; è il momento d'impegnarsi per i valori in cui si crede.

Da “Lettere contro la guerra” di Tiziano Terzani

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Vangelo
Matteo, 5,11-19

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, 15né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.
17Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. 18In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

Matteo, 25,31-46
31Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 32E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 37Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 40Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. 41Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 42Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 43ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. 44Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? 45Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. 46E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna".

domenica 24 ottobre 2010

Annuncio: L’affido con il cuore e con la mente - 12 Novembre 2010

ASSOCIAZIONE IL FOCOLARE O.N.L.U.S.


Con il patrocinio del Comune di Santa Maria la Longa

In convenzione con l'ambito 5.1 di Cervignano del Friuli

invita all’incontro

L’affido con il cuore e con la mente
12 NOVEMBRE 2010 – ore 20.30

Sede A.N.A. di Santa Maria la Longa, Via Zompicco

Moderatore: Dott. Alex David Zorzini
Introduzione a cura di:
Dott. Igor Treleani Sindaco del Comune di Santa Maria la Longa
Dott.ssa Chiara De Castro
Psicologa e Psicoterapeuta
Come viene vissuto l’affido? Il punto di vista del bambino, della sua famiglia e della famiglia affidataria
Dott.ssa Tanya Alcini
Psicologa e Psicoterapeuta
Quando l’affido finisce: testimonianze e proposte
Ass. Soc. Licia Lena
Assistente Sociale - Referente area minori –
Ambito Distrettuale di Cervignano del Friuli
Il progetto affidi dell’Ambito
Distrettuale del Comune di Cervignano
del Friuli
Ing. Stefano Bergamasco
Consigliere dell’associazione Il Focolare o.n.l.u.s. L’associazione Il Focolare: una rete di
solidarietà

domenica 3 ottobre 2010

Annuncio: FORANIA DI PALMANOVA - “ASCOLTA, FIGLIO, LE MIE PAROLE” (Proverbi 4,10)


“UNA CHIESA GUIDATA DALLA PAROLA DI DIO”

Colloqui itineranti per gli adulti e gli operatori pastorali
DIECI TAPPE CON IL VANGELO DI MATTEO

lunedì 25 ottobre 2010 - ore 20,30 - PALMANOVA
“BEATI I POVERI IN SPIRITO, PERCHÉ DI ESSI È IL REGNO DEI CIELI”

mercoledì 3 novembre 2010 - ore 20,30 - TRIVIGNANO U.
“BEATI QUELLI CHE HANNO FAME E SETE DELLA GIUSTIZIA”

lunedì 8 novembre 2010 - ore 20,30 - FAUGLIS
“VOI PREGATE COSÌ: PADRE NOSTRO…”

lunedì 29 novembre 2010 - ore 20,30 - RISANO
“VEDENDO LE FOLLE NE SENTÌ COMPASSIONE”

lunedì 6 dicembre 2010 - ore 20,30 - BICINICCO
“A VOI È DATO CONOSCERE I MISTERI DEL REGNO DEI CIELI”

lunedì 14 febbraio 2011 - ore 20,30 - MERETO DI C.
“VOI SIETE TUTTI FRATELLI”

lunedì 21 febbraio 2011 - ore 20,30 - PERCOTO
“BEATI I MISERICORDIOSI PERCHÉ TROVERANNO MISERICORDIA”

lunedì 7 marzo 2011 - ore 20,30 - BAGNARIA A.
“TU SEI INVIDIOSO PERCHÉ IO SONO BUONO?”

lunedì 14 marzo 2011 - ore 20,30 - JALMICCO
“VENITE, BENEDETTI DEL PADRE MIO”
(Matteo 25,31-46)

lunedì 21 marzo 2011 - ore 20,30 - GONARS
“IO SONO CON VOI TUTTI I GIORNI”

lunedì 6 settembre 2010

Calendario Camminare insieme 2010/11

Ottobre 2010
Sara e Rosario
La "vergogna" di essere cristiani nella società di oggi.

Novembre 2010
Tiziana e Stefano
Come raccontare ai figli "la famiglia" (nelle sue diverse forme) nella società di oggi.

Dicembre 2010
Cristina e Denis
La famiglia cristiana e la vita quotidiana.

Gennaio 2011
Daniela e Fabrizio
La figura della donna oggi.

Febbraio 2011
Isa e Silverio
Le cure parentali

Marzo 2011
Adina e Tiziano
Il taglio del cordone ombelicale con i nostri figli: come lo viviamo all’interno della coppia?

Aprile 2011
Monica e Giovanni
Il conflitto tra l’essere e l’apparire

Maggio 2011
Paola e Flavio
La comunicazione con i figli in relazione alle tappe evolutive

Giugno 2011
Silvia e Donato
La comunità nella vita della famiglia e la famiglia nella vita della comunità.